Stampa

MAG2 sottoscrive l’appello per Francesca Albanese

Impedire a una donna di avere un proprio conto corrente è una delle forme di violenza economica di genere più gravi poiché è finalizzato a impedirne l’autonomia economico-finanziaria. Se l’imposizione arriva da una Nazione e colpisce una relatrice speciale ONU, il fatto appare ancora più grave. È quanto avvenuto con le sanzioni unilaterali degli USA verso la dottoressa Francesca Albanese, impossibilitata ad aprire o mantenere un conto corrente neppure in Italia come spiegato da Martina Pignatti Morano, presidente del comitato etico di Banca Etica, su AltraEconomia (qui l’articolo).

Un’ingiustizia che ha indotto i responsabili di Banca Etica a scrivere e inviare una lettera al Presidente del Consiglio, ai ministri del Governo e ai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Camera e Senato per richiedere di intervenire a tutela dei diritti della nostra concittadina e per salvaguardare cittadini e operatori finanziari dell’Unione da misure extraterritoriali arbitrarie adottate da Paesi terzi. Appelli che abbiamo sottoscritto con convinzione. Di seguito la lettera ai rappresentati del Governo, che speriamo trovi una risposta dalle nostre Autorità e poi un riscontro negli Stati Uniti. Oltre a noi e Banca Etica, tra i firmatari ci sono anche Aiab, Altromercato, Amnesty International, Arci, CNCA, Consorzio CGM, Emmaus Italia, Gruppo Abele, Legambiente, Libera e Oxfam.

Oggetto: Richiesta di intervento a tutela della dott.ssa Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU, colpita da sanzioni extraterritoriali arbitrarie.

Gentile Presidente del Consiglio,
Gentili Ministri,

insieme alle organizzazioni Socie di Riferimento di Banca Etica, desidero esprimere forte preoccupazione per quanto accaduto alla dott.ssa Francesca Albanese, cittadina italiana ed europea, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi, arbitrariamente inserita dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nella lista OFAC (Specially Designated Nationals and Blocked Persons List).

Questa misura, adottata senza alcun accertamento giudiziario né possibilità di ricorso, ha già generato conseguenze gravissime: la dott.ssa Albanese si trova privata dell’accesso ai propri beni, impossibilitata a ricevere compensi per il lavoro svolto e a utilizzare servizi bancari di base. Con rammarico, anche Banca Etica — pur non rilevando alcun divieto europeo o italiano — ha dovuto respingere la sua richiesta di apertura di conto corrente per evitare di incorrere nelle cosiddette sanzioni secondarie (multe, blocco dei circuiti di pagamento internazionali, interruzione di relazioni con banche corrispondenti, ecc.).

Riteniamo inaccettabile che una cittadina italiana ed europea, nel pieno esercizio di un mandato conferito dalle Nazioni Unite, sia di fatto privata di diritti ecoomici e finanziari fondamentali in assenza di decisioni assunte da istituzioni democratiche. È evidente come un tale precedente indebolisca la capacità dell’Europa di proteggere i propri cittadini.

Come Banca Etica ci siamo già attivati scrivendo ai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Camera e Senato e ci stiamo muovendo insieme ai nostri partner europei — a partire dalla Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA) — per sollecitare una risposta istituzionale forte e coordinata.

In tal senso, chiediamo che il Governo italiano:

1. Si faccia promotore, verso gli Stati Uniti e in sede europea, della rimozione del nome della dott.ssa Francesca Albanese dalle liste sanzionatorie U.S.A., a tutela dei diritti di una nostra concittadina e della dignità della cittadinanza europea.

2. Sostenga, in sede europea, l’applicazione di strumenti di protezione, capaci di salvaguardare cittadini e operatori finanziari dell’Unione da misure extraterritoriali arbitrarie adottate da Paesi terzi, quando non vi siano provvedimenti dell’UE o delle Nazioni Unite.

Il richiamo al principio di sovranità, invocato spesso a sostegno di valori di indipendenza e identità nazionale, deve essere applicato di fronte alla decisione di un Paese terzo di limitare la libertà personale di un’operatrice ONU, colpevole unicamente di aver svolto il proprio lavoro senza alcun processo a suo carico.

L’Italia e l’Europa hanno il dovere di garantire che nessun cittadino europeo venga escluso dalla piena vita economica e civile per effetto di decisioni politiche esterne e unilaterali. Solo un impegno istituzionale chiaro e determinato potrà evitare che casi come quello della dottoressa Albanese si ripetano.

on 23 Ottobre, 2025