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MAG2 sostiene le Tracce Indelebili

Ci sono persone che hanno dato la vita per difendere i diritti delle persone e dell’ambiente, hanno lottato per creare un mondo più giusto ed equo per tutti combattendo battaglie difficili nell’indifferenza delle istituzioni. Un attivismo sociale che Osservatorio sui Diritti Umani, l’associazione non profit che gestisce il sito Osservatorio Diritti, ha voluto omaggiare con il libro “Tracce indelebili: storie di dieci attivisti che hanno cambiato il mondo”. Un volume firmato da sei giornalisti (Diego Battistessa, Giulia Cerqueti, Alice Facchini, Laura Filios, Irene Masala e Maria Tavernini) e impreziosito con la copertina di Gianluca Costantini, artista e attivista che ha messo il suo talento grafico al servizio di importanti cause umanitarie. Un’opera preziosa per non dimenticare gli eroi degli ultimi e per dare un supporto alla testata giornalistica che dal 2017 continua a narrare con impegno le storie dei più deboli e dei diritti violati in Italia e nel mondo. I ricavati della vendita di “Tracce indelebili”, infatti, sono destinati a finanziare il lavoro della redazione nel corso del 2023. Per questo abbiamo deciso di sostenere l’iniziativa con un acquisto collettivo tra i simpatizzanti di MAG2. Chi volesse aderire può prenotare la propria copia con un contributo minimo di 17 euro scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro il 15 dicembre 2022.

Per saperne di più vi segnaliamo l’incontro aperto a tutti per la presentazione ufficiale del libro fissata per sabato 10 dicembre alle ore 16.30 sui canali Facebook e YouTube di Osservatorio Diritti. All'incontro parteciperanno, tra gli altri, Giulia Cerqueti, Alice Facchini, Laura Filios, Maria Tavernini e Marco Ratti, direttore di Osservatorio Diritti e autore della prefazione al libro che vi riportiamo.

Dalla prefazione di “Tracce indelebili – Storie di dieci attivisti che hanno cambiato il mondo” (di Marco Ratti)

Il mondo è attraversato da persone che all’improvviso fanno traballare gli equilibri che stanno alla base di una società ingiusta. Donne e uomini che assistono a soprusi e violenze nelle loro comunità e che a un certo punto prendono posizione, si ribellano, affinché le cose cambino radicalmente. Assumendosi tutti i rischi del caso. Compreso quello di morire.

Conoscere le loro lotte – piccole o grandi che siano, avvenute decenni fa o appena concluse – ci fa aprire mente e cuore. Ci aiuta innanzitutto a prendere coscienza delle storture del sistema in cui siamo immersi, costruito come una piramide egizia: una base di sfruttamento abitata da tanta gente silenziata e impoverita, contro un vertice costituito da pochi privilegiati, occupati a gestire soldi e potere per evitare che la loro posizione venga messa in discussione. Scoprire quello che sono stati e cosa rappresentano ancora oggi ci permette di interiorizzare che reagire è possibile, che le cose possono cambiare, che un altro mondo può nascere nella misura in cui ognuno di noi contribuisce a questa trasformazione.

Per questo motivo Osservatorio Diritti ha deciso di mettersi sulle “tracce indelebili” che hanno lasciato dietro di sé cinque donne e cinque uomini morti troppo giovani proprio a causa della loro voglia di vivere in una società più giusta, in cui al primo posto venga messa la dignità del più debole, sia questo un malato, una minoranza oppressa, un popolo indigeno. Persone che si sono messe di traverso di fronte a meccanismi criminali che stavano rovinando l’ambiente e le relazioni, anche quando dall’altra parte c’erano pericolosi politici o potenti multinazionali.

Le loro storie non hanno bisogno di essere commentate con troppi fronzoli: è la concretezza della loro vita, di quel che è successo, a parlare per loro. Insieme a quello che è sbocciato dopo la loro morte, rivoluzioni più o meno visibili che agiscono come linfa vitale in chi è alla ricerca di un barlume di speranza, di un esempio da seguire, di una lettura diversa della realtà che ci circonda.

Storie di dieci attivisti che hanno cambiato il mondo.

Ognuna delle dieci storie che raccontiamo in questo libro sprigiona una forza diversa, ma altrettanto potente. In ordine alfabetico, perché è impossibile stabilire chi presentare prima e chi dopo in base alla loro importanza, queste pagine cominciano con Berta Cáceres, ammazzata nel marzo 2016 nel suo Honduras per la strenua lotta a favore del suo popolo e dell’ambiente e diventata subito un esempio di resistenza per il mondo intero.

Lo scorrere dei capitoli ci porta poi a conoscere altre due donne. La prima è Daphne Caruana Galizia, una giornalista coraggiosa fatta saltare in aria nell’ottobre 2017 nella sua Peugeot 108, a Malta, perché aveva osato mettere il naso nelle oscure trame di gente potente e senza scrupoli. La seconda è la brasiliana Marielle Franco, politica e attivista cresciuta tra le favelas che ha combattuto come un leone in difesa di emarginati e poveri. Fino ad essere freddata a Rio de Janeiro nel marzo 2018, ad appena 38 anni d’età, insieme all’autista Anderson Pedro Gomes.

Il primo uomo che incontriamo è Peppino Impastato, non ha bisogno di presentazioni. Una vita, troppo breve, tutta dedicata alla lotta contro quella «montagna di merda» che è la mafia.

Il testo ripercorre poi storie meno note al pubblico italiano, ma che meritano di essere scoperte. Come quella di Hevrin Khalaf, una politica curda con cittadinanza siriana che si è battuta fino alla morte per difendere la pace e i diritti delle donne. O come quella di Xulhaz Mannan, uno dei più noti attivisti Lgbtqi+ bengalesi, ucciso a colpi di machete nel 2016 insieme a un altro giovane attivista, Mahbub Rabbi Tonoy. Sapeva di essere in pericolo, ma non si è fermato.

Arrivano dall’Africa, invece, i racconti di Thomas Sankara e Ken Saro-Wiwa. Il primo è un personaggio controverso, militare, politico e rivoluzionario del Burkina Faso, che ha consumato la sua vita per indicare una strada verso lo sviluppo e la giustizia, fuori da logiche neocolonialiste, tanto da essere ricordato ancora oggi con ammirazione in tutto il continente. Saro-Wiwa, scrittore nigeriano e attivista per la difesa del popolo Ogoni e dell’ambiente, è morto «inorridito dall’umiliante povertà» del suo popolo, «che pure vive in una terra ricca, angosciato per la sua emarginazione politica e per lo strangolamento economico di cui è vittima, indignato per la devastazione del suo territorio, che ne è patrimonio fondamentale, deciso a preservarne il diritto non solo alla vita, ma a una vita decente». Parole sue, che infiammano ancora chi lotta per i diritti in terra africana.

Questa carrellata si conclude con due storie più vicine a noi, almeno cronologicamente. Quella di Ebru Timtik, avvocata e attivista turca di origine curda, condannata ingiustamente per la sua lotta in difesa dei diritti umani e morta nell’agosto 2020 dopo 238 giorni di sciopero della fame a 42 anni di età. E quella di Li Wenliang, un eroe quotidiano, che di straordinario ha soprattutto l’aver fatto il suo dovere fino alla fine: si tratta del medico che ha dato per primo al mondo l’allarme di un nuovo coronavirus, subendo inizialmente le ritorsioni del governo e morendo lui stesso di Covid-19 il 7 febbraio 2020. Un uomo che è diventato suo malgrado modello per tanti cinesi che credono ancora nel rispetto dei diritti.

 

on 05 Dicembre, 2022